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Nuovi Prodotti

Nuovi prodotti dal veleno delle api

date: 09/05/2016period: Novembre 2014where: Cesate

Finalmente disponibile anche in Italia il veleno d'api per la cura e prevenzione delle rughe.

Dalle rughe ai reumatismi,
ecco tutti i benefici dell'apiterapia
Dalle rughe ai reumatismi, ecco tutti i benefici dell'apiterapia:
ROMA - Julia Roberts, perfida matrigna in "Biancaneve", si fa pungere la bocca dalle api per aumentarne il volume senza bisturi. Una scena emblematica del film, che ha preconizzato il boom fra le attrici hollywoodiane delle creme a base di veleno d'ape come alternativa naturale al botox. Dopo l'olio di fegato di squalo , il caviale, il siero di vipera e la bava di lumaca, l'ultima moda dei rimedi anti-age è l'apitossina, ossia quella miscela di preziose sostanze contenute nel veleno che le api inoculano attraverso il loro pungiglione a prezzo della vita. Assieme alla sacca velenifera si stacca, infatti, anche una parte degli intestini. Per fortuna oggi le tecniche consentono di estrarre la tossina senza uccidere i preziosi imenotteri, da sempre fondamentali per la vita dell'uomo e dell'ambiente. Al punto che di recente Slow food, Unaapi e Legambiente e Aiab (Associazione italiana agricoltura biologica), seguendo l'invito rivolto dalla Commissione europea agli stati membri, hanno chiesto al governo italiano il ritiro immediato e definitivo degli insetticidi neonicotinoidi, nei quali l'Efsa, l'autorità europea per la sicurezza alimentare, ha riconosciuto i responsabili della decimazione degli indispensabili insetti impollinatori.

Secondo il prestigioso Wall Street Journal, il veleno d'api sarebbe il segreto di bellezza di personaggi come le attrici Gwyneth Paltrow, Michelle Pfeiffer e le reali d'Inghilterra, da Camilla Parker Bowles alla principessa Kate Middleton, tutte fedeli ai consigli della beauty guru Deborah Mitchell e alla sua maschera speciale realizzata con la tossina di api allevate in Nuova Zelanda. Il prodotto costa una fortuna: circa 30 grammi superano i 30.000 euro, 27.000 sterline ogni 28 grammi. Ma ne esiste anche una versione "proletaria", il cui prezzo si aggira intorno alle 55 sterline a confezione. Spalmata come una crema direttamente sulla cute attiverebbe, a differenza delle iniezioni di botox, una reazione fisiologica naturale che 'distende' i segni del tempo.

In realtà l’uso terapeutico del veleno d’api risale ad almeno duemila anni fa. Secondo il ricercatore egiziano Ahmed Hegazi, su uno dei primi rotoli di papiri egiziani risalente al 2000 prima di Cristo, sarebbe già menzionata l'apiterapia tramite strofinamento del siero tossico sulle parti dolenti. Il veleno d’ape sarebbe stato conosciuto sotto questo aspetto anche in altre antiche civiltà, come quella assiro-babilonese. Il greco Ippocrate, considerato il “padre della medicina” e vissuto tra il 460 e il 377 avanti Cristo, l’avrebbe utilizzato per guarire artrite e altri problemi alle articolazioni e infiammatori definendolo “medicina strana e misteriosa”. Ne parlano anche il romano Plinio il Vecchio (23-79 dopo Cristo) nella sua Naturalis Historia, e il greco Galeno (129-216). Carlo Magno l'avrebbe invece usato per guarire dalla gotta.

Fu probabilmente J. Langer, dell’Università di Praga, nel 1897-99, il primo che provò a estrarre il veleno senza ammazzare l’ape, provocando l’estroflessione del pungiglione e raccogliendo il liquido in gocce all’interno di tubi capillari. L’apiterapia vera e propria nasce in Austria, a cavallo tra l’’800 e il ‘900, col dottor Philip Terc, che la utilizzò in 25 anni di pratica per curare reumatismi e artriti. La ditta Mack, nel sud della Germania, iniziò nel 1930 la preparazione commerciale del veleno. Le operaie prelevavano le api una ad una davanti all’ingresso dell’alveare e con una lieve pressione le inducevano a infilare il pungiglione in una stoffa assorbente. Negli anni Cinquanta venne introdotto un metodo meno laborioso, perfezionato in Cecoslovacchia, utilizzando una leggera scossa elettrica per indurre le api a infilare il pungiglione in un materiale (una sottile membrana di polietilene) che permetteva di sfilarlo senza danni, rilasciando però il veleno. Ed è questa la tecnica che viene adoperata ancora oggi. L'operazione non è pericolosa per gli insetti, ma se la raccolta è piuttosto frequente (circa 3-4 volta al mese per 3 ore) l'attività di covata e la resa del miele si riducono del 10-15%.

Gli studi hanno evidenziato che il veleno delle api contiene la mellitina, il più potente antinfiammatorio conosciuto, inoltre è ricco di sostanze analgesiche, di istamina, isolecitina e apamina, che agiscono sul sistema nervoso centrale. Il veleno stimola le capsule surrenali, inducendo un aumento del tasso di cortisone nel plasma sanguigno, innesca una dilatazione dei vasi che fa abbassare la pressione e tutto ciò dà benefici qualora si soffra non solo di reumatismi ma anche di artrite, ulcere croniche, malattie vascolari chirurgiche, emicrania, ipertensione arteriosa, psoriasi, piaghe, cirrosi epatica, eczema. Oltre che in America, l'apiterapia ha avuto importanti sviluppi in Russia e nei paesi dell’est europeo, Cina, Giappone, Corea, Canada, Francia, Germania, Svizzera e Austria.

Quanto all'uso topico, la crema antirughe al veleno d'api, nata dall'idea di un apicoltore brasiliano, Cyrus Protta e approvata dall'Agenzia brasiliana di vigilanza sanitaria, "sarebbe in grado, grazie alla mellitina, di indurre sulla pelle un effetto di vasodilatazione - spiega la dermatologa Chiara Canci - con successiva produzione di fibre di collagene ed elastiche, indispensabili per donare giovinezza e freschezza al viso. L'apamina, inoltre, è un miorilassante e a questo componente si deve l'effetto distensivo sulle rughe". Ovviamente la crema è bandita per chi sa di essere allergico alle punture d'ape (circa l'1% della popolazione): "Non ci sono ancora dati scientifici a riguardo - conclude Canci - ma mi sentirei per il momento di sconsigliarla a chi abbia precedenti di reazioni allergiche, sia cutanee (arrossamento e dolore localizzato, prurito, pomfi) che sistemiche (sindrome orticaria, angioedema, shock anafilattico)".
Secondo Giampiero Girolomoni, professore ordinario di dermatologia all'Università di Verona, "la mellitina ha dimostrato, ma solo in prove di laboratorio, diverse proprietà biologiche e il veleno di api può sopprimere l'infiammazione in alcuni modelli sperimentali. La pelle, stimolata da questa sostanza, dopo alcune settimane tende a stendersi, le rughe di espressione si addolciscono e l’effetto distensivo del volto appare più visibile".
Da Repubblica.it
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